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“Diritti e doveri nella musica dell’era digitale”; Palazzo della Penna (PG)

1226Sabato 25 marzo, nella suggestiva cornice del Palazzo della Penna, a Perugia, si è svolto il convegno nazionale “Diritti e doveri nella musica dell’era digitale”, organizzato da St.Art con il patrocinio del comune di Perugia, di SIAE e di A-DJ.

L’intento era quello di approfondire il tema dei diritti e della responsabilità nell’ambito della musica digitale, in un periodo storico in cui le nuove tecnologie hanno modificato la modalità di creazione, distribuzione e fruizione della musica.

L’apertura del convegno è stata affidata a Deborah De Angelis, avvocato specializzato in diritto d’autore e presidente dell’associazione A-DJ, un punto di riferimento per i disk jockey che necessitano di assistenza e consulenza. L’avvocato, ponendo l’accento sul tema della creatività artistica e della sua tutela, ha evidenziato il ruolo fondamentale della conoscenza della normativa da parte di chi è al centro del processo di creazione di un’opera musicale. Per il musicista la diffusione delle nuove tecnologie ha portato vantaggi e svantaggi; da un lato, ad esempio, la possibilità di diffondere con gran facilità le proprie opere, dall’altro la difficoltà di determinare i compensi realmente dovuti all’artista. De Angelis, citando esperti di caratura internazionale come Lawrence Lessig, ha anche toccato il tema delle licenze Creative Commons, prima di lasciare spazio all’intervento di Maurizio Clemente.

L’agente e produttore discografico ed editoriale ha tessuto una riflessione focalizzata sulla figura del DJ, in particolar modo sui suoi diritti e sui suoi doveri, alla luce del mutamento che questo ruolo ha subito nel corso del tempo. Ad oggi, il DJ può e deve essere considerato una figura professionale a tutti gli effetti, con uno vero e proprio staff che lo assiste e lo coadiuva.

Marco Sanseverino, sul solco di quanto dichiarato da Clemente, ha avuto a cuore di ribadire in più occasioni l’imprescindibilità di una sensibilità e di una preparazione culturale di base. Per questo motivo è nata Recreative12, una scuola di musica elettronica e DJing di cui Sanseverino è fondatore e che si pone un unico e fondamentale imperativo: “imparare facendo”. Vantando docenti con un bagaglio professionale e culturale di tutto rispetto, Recreative12 permette agli alunni di acquisire una competenza teorica e pratica, ciò che, in altri termini, rappresenta la solida base su cui costruirsi un concreto futuro lavorativo. «Da questa scuola non escono professionisti, ma figure che avranno tutti gli strumenti per muoversi nel panorama artistico», ha spiegato Sanseverino rispondendo alle domande del pubblico.

Il convegno si è impreziosito anche dalla presenza di Paolo Agoglia, avvocato nonché responsabile dell’ufficio legislativo SIAE. Si è parlato delle difficoltà che si riscontrano durante la fase di gestazione di una norma che tuteli l’autore, dovute principalmente alla necessità di considerare molteplici elementi extra-giuridici, ovvero a dirsi di carattere socio-economico, storico ed etico. Agoglia si è soffermato sull’importanza di plasmare una legge che distingua accuratamente i diversi livelli su cui si esplica la tutela del diritto d’autore, adottando accuratamente il diverso approccio che ogni livello richiede.

Il punto di vista dei musicisti, invece, ha trovato voce nell’intervento di Alessandro Deledda, presidente della Consulta degli studenti del Conservatorio Morlacchi di Perugia. «Fai dieci anni di conservatorio» ha puntualizzato Deledda «e non conosci le ripartizioni SIAE, non conosci un contratto di licenza, non conosci i diritti di riproduzione meccanica». Ciò che emerge tra i giovani che hanno studiato musica, infatti, è un’ispirazione a livello creativo a cui non segue un’adeguata capacità di sapersi raffrontare con la realtà professionale. D’altro canto, ciò che sembra indispensabile è soprattutto una sensibilizzazione culturale che spinga il musicista stesso – e chi entra professionalmente in contatto con lui –  a considerare l’artista non solo come tale, ma anche come un lavoratore pienamente cosciente dei propri diritti e dei propri doveri.

A chiudere il convegno ci ha pensato l’avvocato Luigi Luccarini, non senza la partecipazione attiva del pubblico, che ha rivolto ai relatori numerose domande sui temi trattati, rendendo la conferenza stimolante e bilaterale. Partendo da “This May Be The Last Time” – un gospel registrato nel 1955 e a cui i Rolling Stones si ispirarono per incidere “The Last Time” (1965, Decca Records) – e arrivando alla band britpop The Verve, Luccarini ha fatto luce sul fenomeno del plagio – differenziandolo debitamente dal covering e dalla parodia. L’interessante analisi ha fatto leva sul difficoltoso equilibrio che concerne la libertà creativa, la tutela dell’opera dell’ingegno e la valorizzazione di una creazione attraverso la sua rielaborazione.

“Diritti e doveri nella musica dell’era digitale” è stato reso possibile, oltre che dagli esperti che sono intervenuti, anche da Angela Giorgi – presidente dell’associazione culturale St.Art – e da Vincenzo Cerquiglini – ideatore dell’evento. Come premessa per un successivo incontro di approfondimento che avrà luogo in settembre, il convegno ha attirato un folto pubblico, sintomo del fatto che il tema è quanto mai attuale e che attorno alla questione della proprietà intellettuale e della musica digitale orbita un pulsante e incoraggiante interesse.

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